Marco Guizzardi
I favolosi giacimenti dei Lessini
Sui monti Lessini, nelle prealpi veronesi, si trovano i più importanti giacimenti di fossili del continente europeo. Importanti per quantità, qualità e antichità. Quest'ultima non si riferisce tanto ai fossili in sé, vecchi "solo" 50 milioni di anni, ma proprio ai ritrovamenti. La loro importanza per lo sviluppo della scienza occidentale è paragonabile a quella del cannocchiale di Galileo o della mela di Newton, che di fatto precedono cronologicamente. Cominciano ad essere infatti documentati dalla metà del '500, e la loro abbondanza è sempre stata tale da rifornire prima le Wunderkammern e, dall'Illuminismo in poi, i musei di storia naturale di tutta Europa e anche del nuovo mondo.
La maggior parte dei fossili dei Lessini sono pesci, molluschi e crostacei, vicini progenitori o addirittura delle stesse specie che popolano oggi i mari tropicali del pianeta: squali, razze, murene, barracuda, pesci angelo (Pomacanthus) o pipistrello (Platax). Poco conosciuti agli europei del Rinascimento, divennero ben presto più familiari con i viaggi di esplorazione del XVII e XVIII secolo, e, quando gli studiosi delle nascenti scienze biologiche cominciarono ad accompagnare i navigatori nelle loro odissee oceaniche, ci si dovette arrendere all'evidenza. La realtà osservabile e documentabile corrispondeva all'ipotesi più stupefacente: queste montagne alte quasi mille metri erano state un tempo isole, atolli, barriere coralline e fondali molto simili a quelli dei mari del Sud. Una simile trasformazione doveva avere richiesto un tempo inimmaginabile, superiore di parecchi ordini di grandezza all'età che all'epoca veniva attribuita comunemente al nostro pianeta.
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