Venite a L'Aquila
"Venite a vedere L'Aquila, venite a vedere cosa fa male all'anima. Venite a vedere le pietre che parlano, sussurrano, gridano. Erano frontoni, architravi, basamenti, capitelli"
(da un cartello appeso a un'impalcatura)
Sono stato a lungo molto indeciso se visitare L'Aquila. Conosco persone che ci lavorano e che mi avevano invitato a vedere cosa aveva subito questa città. Ma non mi decidevo, temendo che nel vedere un luogo così duramente colpito, così sofferente, ci fosse qualcosa di morboso, se non cinico. E anche se mi viene difficile mettere in ordine le parole e sono ancora scosso da quello che ho visto, credo che si debba venire, ascoltare il silenzio nelle strade e nei vicoli, vedere la ferita sanguinante, quasi mortale, aperta dal terremoto. Che va oltre quello che dicono le voragini, le crepe nei palazzi, tenuti insieme da gabbie di ferro e legno, le chiese senza più un tetto. E' anche una ferita dell'anima. Lo raccontano le centinaia di chiavi appese da chi ha perso la casa, persone care e il filo di un'esistenza quella terribile notte. Bisogna venire, e vedere anche una città che cerca di tornare a vivere pezzetto dopo pezzetto, scontrandosi con ostacoli fisici e con la difficoltà di fare i conti con una sfida che sembra un'utopia.