Paolo Albanese
L'inculturamento cristiano nella terra dei Vikinghi
Siamo tra i fiordi norvegesi, nella parte occidentale di questo fantastico paese, che ha faticato un po' ad accogliere il cristianesimo sia per la fierezza guerriera degli abitanti vichinghi, abituati a non amare molto tutto ciò che venisse dal di fuori. Pensiamo ai vichinghi come ai giapponesi, popoli isolati, orgogliosi della propria cultura e decisi a mantenerla tale e quale nei secoli. Popoli crudeli anche, pronti a massacrare intere comunità di connazionali convertiti (questo è il caso del Giappone soprattutto). Legati ad Odino e al Wahlalla i Vikinghi ci misero del tempo prima di abbracciare spontaneamente senza conquistadores (non ce l'avrebbero fatta) la fede in Cristo.
Questa chiesetta è come stile simile alla chiesa finlandese di Kerimaki, una chiesa in legno delle neve, cioè con le "cupole" se così vogliamo chiamarle o tetti a prova di neve, che per forza di legge fisica della gravità è costretta a scivolare giù senza provocare cedimenti. La religione cristiana in ogni nazione e popolo raccoglie sempre ciò che è buono senza distruggere niente delle culture con cui viene a contatto, checche se ne dicano di cotte e di crude, vecchie storie retoriche di stampo politico. Qui lo vediamo nei bellissimi, favolosi intarsi lignei esterni. Sembrano le decorazioni delle possenti e terribili navi vichinghe o comunque appartenenti alla scultura di un popolo ricco di miti e leggende divise tra il mare, i misteriosi fiordi e le apre montagne boscose.
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